Francesco Arrighi

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Francesco Inghirami

Pazzo [alterazione del lat. patiens “che patisce”] e quanto ha patito Francesco Inghirami, alienato dalle ingiustizie di un torneo maligno.
“Cosa ottieni se metti insieme un giocatore che non vince mai con un torneo che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io che cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti.”
Queste erano le parole colme di violenza e desiderio di vendetta nei confronti del suo acerrimo rivale, l’oppressore, il potere forte, il Merdoso.
Due anni di odio covato in silenzio lo hanno portato ad usare parole pesanti che nessuno vorrebbe mai sentire ma si sa, le rivoluzioni non si fanno con i guanti di seta.
Col suo modo anarchico di gestire quel pallone si capiva che il suo unico modo di vivere è senza regole. La follia è ormai diventata la sua forza: riesce a tirar fuori giocate inimmaginabili spesso in preda a psicosi e risate patologiche.
L’anno della rivalsa in cui avrebbe voluto vincere a tutti i costi ma questa stupida quarantena lo ha ridotto all’osso.
Leggende narrano che dal 4 Maggio si rialzerà più forte di prima, si dice che abbia fondato un gruppo di persone chiamato “Revolution Squad”. Non si sa se sia vero, non si sa se è il caso di preoccuparci. E’ la faccia della rivoluzione che tutti vogliono ma che nessuno ha il coraggio di cominciare.
Perchè in fondo, siamo tutti dei clown.
-MM

Gabriele Garcea

Il 7 Luglio del 1999 a Pisa venne alla luce un bambino. Il piccolo viene battezzato Gabriele e proprio come l’arcangelo non porta mai belle notizie. Il ragazzo cresce e conduce la sua vita finché nell’estate del 2016 non ebbe un’idea grandiosa: la creazione di un torneo di calcio a 5 peculiare e mai visto prima, a noi tutti noto come GLAP.
Benché la gestione del suddetto negli anni migliora e diventa sempre più impeccabile, i desideri di rivalsa da parte di alcuni partecipanti finiscono per sfociare spesso in proteste molto accese e slogan forti e aggressivi. Inizia a delinearsi dopo 3 anni un problema abbastanza evidente, alla fine dei giochi sul trono ci si siede sempre lui.
Partendo dal 2017 con capitan Canale, passando per il 2018 con Giglia e infine arrivando nel 2019 alla sua prima esperienza da capitano i trofei del torneo pensato da lui stesso si accumulano su quella mensola.
Ogni anno qualcuno prova a spodestarlo ma nessuno ci riesce. Quest’anno il soggetto in questione ha deciso di non prendere parte al torneo da giocatore e proprio quest’anno il torneo viene inevitabilmente fermato per una pandemia mondiale. Nessuno potrà vincere al posto suo se la stagione non verrà completata correttamente. Nessuno vuole gridare al complotto e diffondere teorie cospiratorie però insomma, vi invitiamo a fare due più due e ragionare con la vostra mente.
Ecco che dai bassifondi della società un veterano di questa realtà ha deciso di alzare la testa e prendere in mano questa situazione sempre più sospettosa.
Fonti ufficiose ipotizzano che Francesco Inghirami, in arte Francesco Inghirami, sta formando in silenzio da più di due anni un gruppo di ribelli pronti a tutto per insorgere nel nome della giustizia sportiva. Il reclutamento dovrebbe essere ormai terminato e riteniamo che sia sempre più vicino al compimento del movimento culturale identificato nella colorita esclamazione “Garcea Merda”.
Il trono vacilla, i dissidenti si stanno scagliando contro il creatore, sembra che l’ordine verrà sovvertito una volta per tutte.
Libertè, Egalitè, Garcea Merda.
-LD

Leonardo Aquila

“Mi chiamo Leonardo Aquila Meridio, comandante dell’esercito del sud, generale delle legioni Eagle, servo leale dell’unico vero imperatore Andrea Pardini, padre del bistrattato Piccio, marito dell’incompresa Pica… E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra.”

Queste sono le parole del gladiatore per eccellenza, Leonardo Aquila, alla vigilia di ogni battaglia.
Barba incolta, capelli rasati, “Daje” che risuonano in tutte le arene nelle quali si trova. Lo abbiamo visto togliersi fasce protettive per poter combattere più leggero, lo abbiamo visto affrontare battaglie fuori da ogni concezione umana e in condizioni fisiche impossibili da sopportare. Grazie all’aiuto dei suoi compagni, quest’anno gli è stato concesso di lottare in singolo, da una prospettiva più ampia. Oggi può vederla meglio quell’amata arena, in tutta la sua maestosità e grandezza.

Alex Cioffi

Oggi vi parliamo di questo scugnizzu. Storico talento del torneo, si vide costretto a rinunciare al calcio giocato quattro anni fa or sono e divenne successivamente il nostro presidente onorario. Fu proprio in un maledetto giorno di marzo che il nostro Alex si trovò coinvolto in uno scontro a fuoco tra il suo clan e quello rivale. Un proiettile vagante lo colpì dritto al crociato, niente da fare: frattura del femore, distorsione della tibia e del ginocchio. Carriera finita dicevano, i fisioterapisti gli ridevano in faccia, nessuno credeva in lui, nessuno tranne lui. La riabilitazione tradizionale non avrebbe funzionato così decise di lavorare sulla mente. Scelse la strada più difficile, quella più ardua e coraggiosa, alcol e droga. Dopo 3 anni di SERT al contrario, il ragazzo ricominciò a toccare il pallone, passarono pochi mesi e la visione della porta diventò sempre più nitida. Quest’anno è tornato, risorto, non dalla cenere bensì dal fumo, quello marcio di Vettovaglie. È venuto a riprendersi tutto quello che era suo, è venuto per gonfiare la rete come una volta. La storia di questo guagliun dei quartieri spagnoli ci insegna che il fine giustifica i mezzi, che se non credi in te stesso nessuno lo farà per te ma soprattutto che la droga in fase adolescenziale può rivelarsi fondamentale per la crescita e la formazione di un individuo.
Una storia di stupefacenti per una storia stupefacente. Oggi abbiamo il piacere di vederlo in campo, con il dilatatore all’orecchio e la collanina d’oro che sbatte sul petto. Lui il coronavirus se lo fuma con tutto il filtro. Alex Cioffi, duro a morire.

Giulio Fuso

“…vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno a Fuso, che sia il più fornito della virtù meno apparente, tra tutte le virtù la più indecente”

Fabrizio De Andrè

C’è chi in questo “torneo” viene ricordato per le proprie doti calcistiche e chi per le proprie doti d’ignoranti, beh, il ragazzo di oggi è noto per La Propria Dote.
Una persona fantastica, un ragazzo d’oro, un uomo tutto d’un Pezzo.
Secondo Einstein la quarta guerra mondiale verrà combattuta con la clava, caro Albert, se così fosse, qui abbiamo un vincitore.

Matteo Atzeni

“Terminata l’opera che aveva fatto, Dio il settimo giorno, si riposò e affidò il pennello della creazione a Zembinho che quella domenica, inventò il calcio.”

[Genesi 2,3]

Questo è ciò che dovrebbe recitare veramente il bestseller più famoso del mondo. Purtroppo durante le riscritture storiche tutto ciò fu perso ma, come al solito, saremmo noi a educarvi. PREGO.
Tra gli dèi sull’Olimpo c’era lui, Zémbos [dal gr. ζέμβω, “inventare calcio”] da tutti conosciuto semplicemente come Matteo. A Zémbos era affidato il compito più importante di tutti, egli era il Dio del Calcio, l’attuale assessore dello sport per farla in breve.
Non tutti sanno che è proprio lui ad aver inventato questa magica disciplina, ma tutti sappiamo che continua a farlo; dove? Al DLF, ignoranti.
Ogni suo tocco è divino, ogni sua iniziativa è sublime, ogni pallone diventa oro tra quelle gambette.
CHE GIOCATORE.
Un uomo sempre calmo, a testa alta, con una sicurezza palla al piede soprannaturale. Non è uno che fa troppi gol, anzi, sembra quasi che non gli piacciano proprio. Non vuole l’epilogo, non cerca un compimento: sa bene che fa tutto parte di un disegno più grande. Preferisce architettare e far evolvere l’azione, cosa è il gol se non una fastidiosa pausa dal processo creativo. Zembo non aspira a questo, lui chiede l’armonia.

Ahhh che bellezza.